“Regione, una nuova politica urbanistica”


Bruno Discepolo
La Repubblica-Napoli
17.09.2025

Il Consiglio regionale della Campania ha approvato, nella seduta di lunedì scorso, il nuovo Regolamento di attuazione della legge di Governo del Territorio. Con questo atto si conclude un percorso, iniziato già nella precedente legislatura, che ha portato la nostra regione a riformare l’intero quadro normativo che regola le materie dell’urbanistica e, in parte, dell’edilizia. Si era cominciato già nel 2022, con l’approvazione della legge n. 13 sulla rigenerazione territoriale e urbana, varata in mancanza di un provvedimento legislativo dello Stato, assenza che si manifesta ancora oggi. Si è poi proseguito nel 2024, con la riscrittura delle norme in tema di governo del territorio, ancora ferme alla precedente formulazione vecchia di vent’anni. Un tempo nel quale sono cambiati tutti i riferimenti teorici, disciplinari, operativi, spingendo definitivamente la cultura urbanistica italiana in direzione dei nuovi paradigmi del contrasto al consumo di suolo e della promozione della rigenerazione urbana. E abbandonando definitivamente l’ideologia, ma anche tante pratiche deleterie, della crescita senza sviluppo, ovvero del consumo ingiustificato di suolo naturale e produttivo. Il nuovo Regolamento della Campania segue un punto di non ritorno verso una nuova concezione di cura del territorio, attraverso la definizione di procedure semplificate e strumenti innovativi, qual è oggi il Piano Strutturale (PSU), insieme con il Regolamento urbanistico edilizio (RUE), in sostituzione dei precedenti 5 documenti costituenti il Piano Urbanistico Comunale (PUC). Con la preliminare delimitazione del territorio urbanistico e di quello rurale, cui segue l’individuazione delle ulteriori categorie di aree omogenee, si stabilisce il discrimine in cui il Piano opera: nelle parti urbanizzate incentivando il recupero e la riqualificazione, nel territorio rurale preservandolo e valorizzandolo, limitando a casi eccezionali la possibilità di trasformazione. Una scelta di campo decisa, coerente con l’intero impianto legislativo, decisamente più avanzata di quelle operate da altre regioni (limitazioni percentuali, differimento negli anni…..), e inspiegabilmente sostenuta da ambienti e fautori, a parole, di politiche in difesa dell’ambiente.

Nel nuovo testo regolamentare trova spazio la definizione di un concetto, la “sostenibilità urbanistica”, introdotta per la prima volta nella cultura urbanistica italiana, che diventa misura e riferimento nelle strategie pianificatorie degli Enti territoriali, così come nel fondamentale atto del dimensionamento del Piano urbanistico comunale, interrompendo una pratica – quella della definizione dei cosiddetti “fabbisogni abitativi” – spesso, in passato, oggetto di contrattazione politica, piuttosto che valutazione tecnica. Infine, senza entrare in questioni di più complessa tecnicalità e restando su di un piano di principi e indirizzi generali, il regolamento si proietta in direzione di un auspicato superamento delle vecchie logiche (e norme statali di riferimento, come nel caso del Decreto Ministeriale 1444 del lontano 1968) alla base del concetto di “standard urbanistico”, introducendo piuttosto il riferimento alle dotazioni territoriali in tema di servizi ecosistemici. Addirittura, prevedendo una diversa qualificazione per attrezzature quali gli studentati ovvero per residenze per lavoratori stagionali nell’agricoltura, come ulteriore strumento di lotta al caporalato.

Alle nuove regole introdotte, faranno da corollario le indicazioni fornite insieme alla Carta Tecnica Regionale, in formato GIS, appena collaudata e distribuita ai 550 comuni campani, lo schema di Regolamento Urbanistico Edilizio tipo, in conformità a quello concordato in sede di Conferenza stato-regioni, e le Aree produttive ecologicamente attrezzate, nonché la costituzione di un Osservatorio sul consumo di suolo, sui cambiamenti climatici e sui rischi naturali e antropici.   

Davvero è difficile rintracciare oggi in Italia una regione dotata di un apparato di norme, regolamenti e strumenti per il governo del territorio più moderno e aggiornato della Campania che continua, peraltro, a fornire il suo contributo nell’elaborazione di una proposta di legge di principi per il superamento dell’anacronistica condizione di ritardo da parte del legislatore nazionale, fermo ancora alla legge 1150 del 1942, in una materia definita, dopo la riforma costituzionale, di “legislazione concorrente” tra Stato e Regioni.

Non sarà forse un caso se, nel suo ultimo congresso del maggio scorso, l’INU, Istituto Nazionale di Urbanistica, l’organizzazione più prestigiosa e competente nel settore, per la prima volta nella sua storia, abbia chiamato nel suo direttivo la Campania a rappresentare le venti regioni italiane.



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è stato un percorso lungo e difficile, ma ora l’isola ha finalmente le regole